di Susanna Pesenti – L’ Eco di Bergamo
29 Giugno 2015
“Rifiutando giovedì una responsabilità chiara nei confronti dei profughi, l’Europa attendista ha mostrato che manca un piano di contenimento dei flussi, che l’Unione è priva di “antenne” nei luoghi sensibili, come i campi profughi siriani, ed è incapace di una politica complessiva. Ma la copertura UE (e non del singolo Stato) per i richiedenti asilo è una battaglia che l’Italia deve fare subito, anche perché i 40000 per i quali si litiga sono solo una piccola parte dei 60 milioni di persone in movimento”. L’ambasciatore Giulio Terzi commenta così le magre conclusioni del vertice dei capi di Stato e di Governo che hanno rifiutato il principio della redistribuzione sui territori degli Stati, in favore di una fumosa “volontarietà obbligatoria” dell’accoglienza dei richiedenti asilo.
Sull’immigrazione, tre anni fa da ministro degli Esteri, avvertiva che l’emergenza era in arrivo e l’aiuto dell’Unione Europea era indispensabile. Deluso?
“Dissi che la questione immigrazione doveva essere affrontata in ambito UE, con un piano e strumenti finanziati. Oggi credo che l’Italia debba anche agire da sola per tutelarsi sui flussi. La risposta dell’Europa l’abbiamo vista, quando al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, una risoluzione è in agenda, ma si eviterà ogni accenno all’uso della forza, sarà giusto un riconoscimento che il problema dei profughi nel Mediterraneo riguarda tutti”.
Se l’Italia deve arrangiarsi, cosa sceglierebbe, di accogliere o di respingere?
“Sono assolutamente contrario ai respingimenti in alto mare – abbiamo un obbligo umanitario verso chi scappa da guerre e persecuzioni, le cui cause scatenanti tra l’altro vedono l’Occidente non proprio estraneo – ma sono totalmente contrario all’ingresso sul nostro territorio nazionale di chicchessia, senza uno straccio di regola, con rischi crescenti per la sicurezza”.
Quindi?
“Equiparare le operazioni in mare per bloccare i barconi a un blocco navale, cioè a un atto di guerra, è scorretto. Il blocco navale è generalizzato, queste sarebbero azioni di polizia, come abbiamo fatto in Albania. Certo, occorre un accordo con le autorità libiche. È difficile, ma si può lavorare ai margini con Tripoli e Misurata e anche a Tobruk. Sempre meglio che lasciar gestire tutto agli schiavisti della criminalità organizzata”.
Si parla anche della necessità di corridoi umanitari per il passaggio dei profughi. È praticabile?
“È fantasioso pensare di “occupare” con centinaia di migliaia di presenze sul campo fasce di territorio altrui per far partire milioni di persone. Dove possibile si fanno filtri UE, in collaborazione con i Paesi di origine: per Giordania, Egitto, Nigeria, Senegal non c’è bisogno di “corridoi”. Diverso il caso della Libia. Corridoi umanitari devono invece essere istituiti in Siria ed è molto strano che UNHCR (l’Alta autorità ONU per i rifugiati) non sia ancora riuscita a farlo per l’invio dei soccorsi alle popolazioni, nonostante i loro conclamati rapporti con il regime”.
L’Europa giovedì ha ribadito la necessità dell’identificazione.
“Come italiano mi sono sentito dire che la colpa è nostra perché lucriamo sul traffico di esseri umani prima, durante, dopo il trasporto. Chiaro? Noi non possiamo non osservare i trattati, Dublino compreso. E non possiamo fare affermazioni politiche tipo i permessi di soggiorno brevi o il minacciato (da Renzi) rifiuto di accogliere i migranti soccorsi nella nostra zona di mare dalle navi alleate. Sono ipotesi presentate imprudentemente, perché configurano possibili gravi violazioni di trattati che abbiamo ratificato, con il rischio concreto di essere portati alla Corte internazionale di giustizia dell’Aja. Inoltre questo ci toglie credibilità internazionale quando poi si tratta di discutere sul serio”.
Giudica la diplomazia italiana in vacanza?
“Diciamo che non si vede una capacità di intuire e prevenire le crisi e che non c’è una politica migratoria complessiva e chiara. Continuiamo a negare l’ingresso a novanta iracheni richiedenti asilo dei campi di Ashraf e Liberty, già identificati dall’ONU e poi accettiamo in blocco come profughi centinaia di migliaia di migranti”.
Invece di litigare sui 40000, cosa dovrebbe fare l’Europa?
“Per mare, le operazioni di polizia concordate e coordinate. In generale, dovrebbe costruirsi una rete seria di contatti negoziando con i governi dei Paesi dove sorgono i campi profughi. Il filtro ai flussi deve essere fatto lì, mobilitando tutte le professionalità adatte, sia per lo screening di chi chiede asilo, sia per contrastare la criminalità organizzata”.
Non c’entra con i profughi, ma chi dice Terzi dice “marò” e venerdì il Governo italiano ha annunciato la richiesta dell’arbitrato internazionale, che era stata la sua proposta da ministro. Commenti?
“Il ministro Gentiloni si arrende all’evidenza: l’arbitrato obbligatorio – unica strada per tentare di trovare una soluzione a questa assurda vicenda – era stato avviato formalmente a tutela dei nostri due soldati, annunciandolo a tutto il mondo, l’11 marzo del 2013… Abbiamo fatto il giro dell’oca perdendo due anni”.