CASO GIULIO #REGENI: UNA VERGOGNA ITALIANA…? Oggi è trascorso il quindicesimo giorno di silenzio assoluto del Governo sulla “svolta” che ha convinto il Premier #Gentiloni a ristabilire normali relazioni diplomatiche con l’#Egitto alla vigilia del Ferragosto (…sicuramente per mera combinazione una delle pochissime festività nelle quali i giornali *non escono in edicola* e la “distrazione” dell’opinione pubblica dalle vicende politiche tocca il suo diapason). Nessuna “voce autorevole” di cui è popolata a dismisura la stampa di regime, nessun personaggio tra quelli sempre ipocritamente solidale con i genitori di Giulio e con la quantità di amici che l’hanno amato e onorano la Sua memoria, nessun “politico di razza” del mondo politically correct che ci somministra quotidianamente lezioncine etiche di ogni sorta, si è scandalizzato per l’ “operazione Ferragosto” del Governo né per l’arrogante distacco mostrato dal Governo stesso rispetto all’ovvia necessità di “accountability” verso il Parlamento e verso tutti gli Italiani.
Tra pochi giorni è prevista un’audizione in Parlamento su questa importante vicenda: ma semmai una risposta il Governo si degnerà di darla, questa sarà nell’ambito della mera “routine parlamentare”, a vacanze finite e dopo che – passati anche gli ultimi giorni di agosto – chi ci rappresenta nelle Istituzioni dello Stato è tornato alle consuete attività romane, e ci sono ben poche speranze (spero di venire smentito, ma dubito…) che la risposta del Governo sia diversa da quell’offuscamento burocratico che ha caratterizzato tutta la questione Regeni.
Infatti, per la Presidente #Boldrini, il Premier #Gentiloni e il Ministro #Alfano e i suoi Sottosegretari, il delitto Regeni pare non meritare alcuna convocazione immediata e straordinaria del Parlamento affinché i cittadini siano informati nei dettagli sulla presunta “svolta” nelle indagini e nella collaborazione da parte del Cairo che hanno motivato la normalizzazione dei rapporti con l’Egitto. E dovrebbe essere ancora “routine” la spiegazione documentata che Gentiloni e i suoi Ministri devono al Parlamento sulle dichiarazioni di alti funzionari del Dipartimento di Stato #USA riportate dal #NewYorkTimes, secondo le quali #Washington aveva prove inconfutabili che Giulio era stato torturato e ucciso dai Servizi segreti Egiziani, con approvazione ai più alti livelli, e che queste informazioni erano state tempestivamente trasmesse dal Governo americano a quello Italiano.
“Vi sono momenti nella vita in cui tacere diventa una colpa e parlare un obbligo, un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre”, sciveva Oriana #Fallaci. Conosco bene, dopo oltre 40 anni al servizio dello Stato, le complessità della macchina della diplomazia e gli ostacoli non facili che la politica estera spesso trova sul suo cammino: ma ora – dopo aver garantito al Governo tutto il tempo necessario e la piena licenza di operare per tentare di risolvere positivamente la situazione – dobbiamo *alzare la voce* affinché sia fatta giustizia per Giulio Regeni e per tutto ciò che questa vicenda rappresenta. Quatto a mio sommesso avviso le priorità:
1) il diritto a conoscere. Il Governo Italiano – quello Renzi prima e quello Gentiloni poi – pare essersi impegnato invece per ostacolarlo. Ha impedito al pubblico – con l’alibi della “riservatezza d’ufficio” – di venire a conoscenza di *informazioni ufficialmente trasmesse* da parte americana che inchioderebbero il Cairo alle proprie responsabilità. Non dovrebbe far riflettere seriamente – invece di vagheggiare oscuri disegni destabilizzanti contro Gentiloni, come ha fatto qualche fantasiosa e provincialissima personalità politica – il fatto che il governo USA abbia in due successive occasioni nel giro di soli tre giorni fatto uscire sul principale e più autorevole quotidiano del Paese informazioni che Roma voleva tenere nei cassetti…? A nessuno tra chi ci governa è venuto il dubbio che l’uscita pubblica dell’Amministrazione Americana si sia resa necessaria per indurre l’Italia a una linea più determinata su un caso orrendo e inaccettabile di eliminazione di un cittadino di un Paese Atlantico…?
2) il dovere *assoluto e non negoziabile* dello Stato a proteggere, tutelare, assistere, ed esigere giustizia per i suoi cittadini all’estero. Il disastro che, in tutta la sua drammaticità, il caso Regeni rappresenta per la politica estera e la credibilità del nostro Paese, è ancor più inquietante se lo si contestualizza in una storia recente di indifferenza, e talvolta di criminali inversioni di priorità tra Diritti Umani e interessi economici, che ha segnato l’azione – e troppo spesso l’inazione – dei nostri ultimi Governi. Interessi economici, molto “settorali” come sanno bene i lettori di questa pagina, hanno pesato molto più della dignità e della sicurezza dei due Marò #Latorre e #Girone nella scellerata decisione di rimandarli senza alcuna garanzia in India; #ChicoForti attende da anni che siano mantenute le promesse di un deciso intervento del Governo per ottenere la soluzione di un terribile caso di malagiustizia; molte altre sono le situazioni che richiedono un’assistenza a connazionali in carcere o in difficoltà all’estero che le irresponsabili decisioni di riduzione costante dela rete consolare lasciano scoperte. Nei fatti, tutti gli altri nostri principali partner dimostrano di voler e saper fare molto più di noi su questo terreno, nonostante sia proprio l’Italia ad avere quasi *cinque milioni di suoi cittadini che risiedono permanentemente all’estero*, e almeno altri dieci milioni all’anno che viaggiano fuori dai confini nazionali;
3) la necessità di una *marcata correzione di rotta* nelle priorità che la nostra politica estera deve riservare all’affermazione dello Stato di Diritto. Ciò non riguarda soltanto l’Egitto, ma altri paesi della regione a cominciare dalla teocrazia islamista #Iraniana, di fatto il principale fattore di destabilizzazione nell’area; verso l’Egitto si deve tuttavia riconoscere che la crisi aperta dall’uccisione di Giulio Regeni e stata gestita a livello di Governo come peggio non si poteva fare, nonostante gli encomiabile sforzi effettuati sin dalle prime ore dalla scomparsa di Regeni dall’Ambasciatore #Massari. Se c’è ora un fondo di speranza affinché i genitori di Giulio e l’Italia abbiano finalmente giustizia, questa fiducia poggia sull’integrità, coerenza, grande spessore intellettuale e professionale dell’Ambasciatore Giampaolo #Cantini, uno di migliori uomini che la #Farnesina abbia avuto negli ultimi decenni. La linea da seguire è stata tratteggiata subito dopo Ferragosto, sia pure nel comprensibile sconforto di quelle ore, dal Sen. Luigi #Manconi, Presidente del Comitato per i Diritti Umani del #Senato: rilascio di un “Travel Notice” di altissimo rischio per i viaggi in Egitto e interruzione di tutte le “forniture sensibili”. Aggiungerei la necessità di una continuativa sensibilizzazione al caso Regeni *in tutte le sedi internazionali* – multilaterali e bilaterali – dove l’Egitto e più presente e maggiormente esposto, sotto il profilo politico, economico e finanziario;
4) la necessità di agire *con chiarezza* e smetterla di intorbidire acque che già sono tutto fuochè cristalline. Accampare machiavelliche “Ragioni di stato” per avere l’aiuto egiziano in Libia con il Generale #Haftar, o per il contrasto ai trafficanti di migranti clandestini, è *pura dimostrazione di mala fede* e volontà di proseguire nella supina accettazione della violenza subita. Anzitutto perché con Haftar hanno parlato tutti gli altri occidentali interessati alla Libia, e l’Italia – come stigmatizzato dal Generale ancora poco tempo fa nella sua intervista al Corriere della Sera – è stata l’unica a non farlo, neppure nel momento in cui stava decidendo l’invio della nota “missione navale” nelle acque libiche. Inoltre, la stabilità complessiva del Paese vicino rappresenta per il Generale al Sisi, come per noi, un obiettivo di fondamentale importanza; è vero che non abbiamo le stesse opinioni sul Governo Serraj-ONU, e sull’affidabilità di chi sta a lui vicino, ma l’eliminazione dell’Islam politico e fondamentalista della Fratellanza dall’intero Nord Africa è una “linea rossa” dalla quale il Governo egiziano è convinto dipenda non soltanto la sua sopravvivenza ma quella dell’Egitto.
Siamo allora dinnanzi a una nuova, *vergognosa fuga dalle responsabilità* delle Istituzioni italiane, come quella vissuta nel marzo 2013 dopo la deprecabile “giravolta” del PdC #Monti, nel decidere di rimandare a New Delhi i nostri due soldati, esponendoli al rischio di pena di morte e mettendo in discussione l’immunità funzionale delle nostre truppe impegnate su teatri all’estero…? DITE LA VOSTRA! #veritapergiulioregeni
Pubblicato sulla mia pagina facebook, qui il post originale.