Roma, 07 Dicembre 2014
Il libro che l’Ambasciatore Vecchioni presenta oggi a questa Fiera del libro ha il grande merito di affrontare problemi che la dinastia comunista dei Kim,autodefinitasi immortale, porta sistematicamente alla ribalta internazionale.
Si tratta di un regime che segue logiche spesso indecifrabili anche per gli specialisti di una scienza che potremmo chiamare psicopatologia nelle relazioni internazionali.
L’Ambasciatore Vecchioni descrive la situazione di uno Stato membro delle Nazioni Unite,la Corea del Nord, che basa la stessa ragione di esistere del proprio sistema di Governo, sulla sistematica negazione dei piu’ fondamentali principi contenuti nella Carta di San Francisco,nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo,nel Trattato di Non Proliferazione Nucleare,e in una vastissima serie di accordi internazionali riguardanti la pace,la sicurezza,lo sviluppo economico e sociale.
L’Autore e’ particolarmente qualificato ad entrare in profondita’ nella storia del Paese,della situazione drammatica per la popolazione,delle vicende che hanno riguardato la penisola coreana sin dagli albori del secondo millennio ,con la dominazione cinese,mongola, giapponese e cinese,sino all’influenza francese e americana,e poi ancora russa,cinese e giapponese dell’otto e del novecento.
Il valore di questo lavoro e’accresciuto dal fatto che l’Autore si e’avvalso di una grande esperienza nelle relazioni internazionali acquisita “sul terreno”,anche in una realta’dogmaticamente comunista come Cuba.Da diplomatico e da storico,Vecchioni si appassiona,e soprattutto affascina i suoi lettori,con una propensione allo studio delle personalita’ che hanno segnato vicende o epoche della storia mondiale.
L’analisi di una Corea governata dalla Prima Dinastia Comunista della Storia ha ancor piu’ una sua speciale validita’ se la si collega a un altro lavoro pubblicato dall’Ambasciatore Vecchioni un paio d’anni fa:”La follia al potere,storie di satrapi e tiranni del XX secolo”.Dimostrazione che l’analisi della personalita’ costituisce un aspetto inprescindibile per comprendere societa’ che devono subire ancor piu’ paradossalmente, ancora nel terzo millennio il mito di un”grande leader” ,di una “Guida Suprema”,di un “Imperatore”,o addirittura di “un Padre e una Madre della Patria”.
Se il culto della personalita’ costituisce nella Corea dei tre Kim un record assoluto,diverse forme di tale culto si stanno affermando anche altrove,sempre con scenari inquietanti per la stabilita’ internazionale,per l’affermazione dello Stato di Diritto,per il rispetto dei Diritti Umani.
E’ regola matematica,anche nella storia contemporanea, che all’accentramento dei poteri non bilanciato da “cheks and balances”,al soffocamento dell’informazione,al filtraggio dei social media corrisponde sempre una crescita esponenziale della corruzione,un’impossibilita di procedere verso lo Stato di Diritto,una compressione violenta dei diritti e delle liberta’ della persona.
E poiche’ nulla e’ destabilizzante quanto la violazione massiccia dei diritti e delle liberta’,come dimostrano le vicende di Siria,Iraq,e Iran,la Corea del Nord e’diventato da molto tempo un elemento di forte tensione per l’intero contesto regionale.
Test nucleari e missilistici,rapimenti di cittadini di paesi confinanti,provocazioni militari con attacchi d’artiglieria contro il territorio sudcoreano,attacchi a navi di Paesi vicini,stato di polizia e di repressione che fa impallidire le immagini della “Vita degli altri”descritta in un noto film sulla Stasi, sono alcuni dei mezzi con i quali i Kim hanno costruito il loro potere interno e si muovono sul piano internazionale.
Pyonyang ha da sempre trovato un’efficace polizza di assicurazione a Pechino e a Mosca.La divisione della penisola Coreana e’ certamentente un reliquato della Guerra Fredda,ovviamente piu’grave degli altri “conflitti congelati” sopravvissuti alla morte dell’Urss,insieme alla fine dell’internazionalismo comunista e alla disgregazione del Patto di Varsavia .
La crisi Ucraina ha tutte le potenzialita’di diventare un enorme conflitto congelato nel cuore dell’Europa,ingigantendo i preesistenti “modelli” disegnati dalla Russia in Moldavia ,o nel Caucaso,con Ossezia,Abkhazia,Nagorno Karabakh.La divisione delle due Coree riflette perfettamente l’interesse di chi mira alla sopravvivenza di un “conflitto congelato” anche in Asia,privilegiando un”gioco a somma zero” tra Est e Ovest,rispetto alla prospettiva della riunificazione,dello sviluppo economico di societa’libere.
E’allora importante,come appare dal libro dell’Amb.Vecchioni,capire come sia avvenuta la divisione della penisola Coreana e le conseguenze a lungo termine che essa sta ancora provocando.
Il 25 giugno 1950,racconta il libro,il Nord aggredisce il Sud senza alcun avvertimento.Le forze di Kim il Sung,sostenuto e incoraggiato da sovietici e maoisti,attraversano il 38o parallelo per “liberare” Seoul.La disinformazione comunista fa subito dell’aggressione nordcoreana il suo capolavoro,portando molti intellettuali auropei come Jean Paul Sartre a celebrare:”Non e’un’aggresssione,e’una trappola per l’esercito del Nord” dice Sartre. Ancora oggi nei testi scolastici nordcoreani si legge che furono gli Stati Uniti a invadere il nord.Non c’e un che di famigliare in questa versione dei fatti coreani,nella sequenza che ha portato alla “liberazione” della Crimea?La genesi dei conflitti congelati,purtroppo, ha insegnato poco.
Molto e’stato scritto sui rapporti tra Kim, Stalin e Mao, sull’incoraggiamento di Stalin a Kim perche’ attaccasse, sull’errore commesso da Mao nel contribuire alla guerra quando poi fu proprio la separazione tra le due Coree a rafforzare l’impegno Usa a difesa di Taiwan e nel Pacifico ritorcendosi contro la strategia di Pechino.Cosi’ avrebbe commentato molti anni dopo un alto dirigente cinese-credo fosse Ciu en Lai- con Kissinger ( vd.”The world order”).
Il grande interrogativo suscitato dalla lettura de “La prima dinastia comunista della storia”riguarda anzitutto gli sforzi per ridare stabilita,sicurezza e pace alla penisola.Vi e’,su tale aspetto,una ragionevole convergenza tra i Paesi (Usa,Cina,Russia,Giappone,le due Coree) impegnati nei “Six party talks”sul programma nucleare nordcoreano.Il loro andamento muta soprattutto in ragione di quegli aspetti psicopatologici propri alla leadership nordcoreana che sono ben descritti nel libro .Ma l’influenza determinante su Pyonyang e’ quella cinese: lo dimostra l’unico ma temporaneo successo ottenuto dai “Six party talks”nel settembre 2007 con l’impegno a smantellare il reattore di Yongbyon. Per ammissione degli stessi cinesi e americani,fu Pechino a giocare la carta determinante.Il successo e’stato pero’ labile, e comunque la tensione tra le due Coree ha registrato fasi alterne e preoccupanti con l’arrivo di Kim Jong-un al potere.
Ci si e’chiesti quale potra’ essere a lungo termine il futuro della Corea del Nord:un Paese che e’ al secondo posto assoluto per livello di corruzione- secondo Transparency International-;ai primissimi posti nell’orribile record delle violazioni dei diritti umani , come ha sancito la risoluzione votata a grandissima maggioranza alle Nazioni Unite. La risoluzione che propone di deferire i leaders nordcoreani alla Corte Penale internazionale per crimini contro l’umanita’; un paese colpito da carestie, fame ,sottosviluppo endemico e poverta’ in presenza di enormi sottrazioni di risorse per l’arricchimento dei leaders e per le spese militari.
In un quadro cosi’ fosco,proseguono gli sforzi per tenere aperti canali di dialogo e di cooperazione economica:per i contatti tra famiglie rimaste separate dal 38o parallelo;per far funzionare il parco industriale di Kaesong;per dare alla diplomazia almeno qualche minimo spazio.
E’ su questo terreno che anche l’italia cerca di muoversi per incoraggiare il dialogo con Pyongyang;un dialogo che deve essere gestito con estema cautela e preparazione;le buffonate sono sempre pericolose e controproducenti in contesti come quello Nordcoreano.
Ma la grande questione,sollevata dalla lettura di questo libro,e’:ci sara’ mai una riunificazione,come avvenuto per le due Germanie, o per i due Vietnam?
Non credo sia realistico pensare che una Cina assertiva e interessata a consolidare i propri spazi di influenza continentali e nel Pacifico,come quella di Xi Jin ping, consentira’ mai all’estinzione per collasso del regime nord coreano.Con la conseguenza dell’incorporazione o dell’annessione del Nord da parte del Sud,come avvenuto in epoche e con caratteristiche del tutto specifiche per la Germania e per il Vietnam.
Credo invece possa diventare un’opzione anche per Pechino, un’opzione che i paesi Occidentali e il Giappone dovrebbero sostenere,quella di una strategia a lungo termine,che porti Nord e Sud a convergere gradualmente.
Anzitutto sul piano economico,riattivando il percorso avviato a fine anni ’90 e ora ripreso dal Presidente Sud Coreano Park Geun-hye.Tale strategia ha gia’ alcune premesse,con la parziale rimozione delle sanzioni da parte di Shinzo Abe per convincere Kim a riaprire le indagini sui rapimenti di cittadini giapponesi negli anni ’70 e ’80 ;nella cancellazione del debito sovietico da parte russa;nell’effetto che un’auspicabile condizionalita’ degli aiuti economici cinesi puo’ avere sul regime di Kim.
La riunificazione continua a essere una causa sentita tra tutti i coreani,ma scenari realistici non sembrano poter consistere in un improvviso collasso del regime del Nord,e nel crollo del muro sul 38o parallelo.