CINA: LA NUOVA VIA DELLA SETA…ALLA CONQUISTA DEL MEDITERRANEO? Degli interessi #Cinesi in #Africa si parla da molto: forse meno evidente è la crescita della pressione della Cina nel Grande Mediterraneo. Pechino è diventata uno dei principali fornitori di beni dell’area, sfiorando i 190 miliardi di dollari, superando quindi gli #USA (150 mld) e distanziando #Germania (90 mld), Italia (75 mld), #Francia (66 mld) e #GranBretagna (52 mld). Con il lancio della “Belt and Road Initiative” #Pechino sta investendo massicciamente nei porti del “Mare nostrum” (inclusi diversi porti italiani), in settori strategici quali tecnologie verdi, urbanizzazione, aviazione, aerospazio, sanità e servizi sanitari. Questo scenario genererà uno spostamento verso la #Cina delle priorità dei vari Paesi affacciati sul Mediterraneo…? Una quindicina di anni fa era solo il 5% delle multinazionali della lista #Fortune Global 500 ad appartenere al mondo emergente, Cina inclusa; entro il 2025, prevede Mckinsey, la percentuale sarà del 45%, e le imprese con fatturato superiore al miliardo di dollari saranno più numerose in Cina che non negli USA o in Europa. La Cina, quindi, da grande opportunità per l’Occidente, a grande “trappola”…? Il piano “Made in China 2025” punta a far diventare la Cina leader in dieci settori, tra i quali l’aviazione, l’ICT, energia e Intelligenza Artificiale, i cui investimenti cinesi, pur essendo ancora arretrati rispetto all’America, sono già oggi più del doppio di quelli europei. Tuttavia, la Cina *non può essere ritenuto un paese a economia di mercato*: in molti settori ne resta assai distante, perchè *controlla il commercio come strumento del potere dello Stato* (moltissime industrie dipendono direttamente dal Partito Comunista Cinese che nomina i dirigenti); il governo cinese applica dazi *mediamente doppi* alle importazioni dai Paesi #OCSE rispetto ai dazi praticati da questi ultimi alle importazioni dalla Cina, e Pechino elargisce enormi aiuti di Stato, controlla finanza e investimenti, interferisce su strategie e decisioni delle imprese, non esita a intervenire sui mercati azionari nazionali, crea “regimi ad hoc” per internet e frammenta e limita la libertà della Rete. Appare quindi sempre più evidente la determinazione di Pechino nell’ attuare un parallelo sistema “revisionista”, autonomo e alternativo rispetto al sistema di regole esistente nella società internazionale. #HongKong è una delle cartine di tornasole delle strategie cinesi: vent’anni fa le grandi famiglie della “città Stato” avevano una presa forte sul capitale e sulle istituzioni locali, ora Pechino si sta comprando Hong Kong pezzo a pezzo, ignorando ovviamente i termini degli accordi internazionali sottoscritti con l’Inghilterra, al punto che la #Polizia Cinese è già ora in grado – forzando largamente la legislazione – di arrestare persone considerate “dissidenti” sui terreni affittati dalle società cinesi: l’affitto dei terreni è infatti lo strattagemma attraverso il quale la Cina abitualmente estende la propria sovranità applicando leggi Cinesi… con la scusa di difendere l’interesse nazionale, la politica passa quindi attraverso la finanza, in modo ben più diretto che in passato. Inoltre, è sempre più stretto il controllo sulla popolazione, anche tramite le nuove tecnologie: il “Social Credit System” cinese mediante complessi #algoritmi informatici “misura” la presunta “affidabilità” dei cittadini agli occhi del Governo, premiandoli con un sistema di punteggi, e punendoli, nell’eventualità, bloccando loro la possibilità di acquistare biglietti per spostamenti aerei e via treno, *impedendogli di iscrivere i figli all’Università*, di partecipare a bandi pubblici, ma anche solo di frequentare hotel e ristoranti. Da un lato, quindi, *forte assertività* in politica estera e nelle relazioni internazionali; dall’altro, un *controllo sempre più maniacale sulla popolazione* all’interno dei confini cinesi, alla ricerca di una non meglio precisata “società armoniosa”… VOI COSA NE PENSATE?
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