di Giulio Terzi di Sant’Agata
Fonte: L’intraprendente
Si è tenuto ieri in Senato il seminario Business Italia – Iran: un’analisi costi-benefici. A fare da padrone di casa il senatore Lucio Malan, mentre ne hanno trattato gli aspetti economici e geopolitici l’ambasciatore Giulio Terzi di Sant’Agata, in veste di moderatore e membro dell’Advisory Board di United Against Nuclear Iran (UANI), che ha patrocinato l’incontro, Ranieri Razzante, Daniele Caviglia e Luciano Tirinnanzi.
La seconda parte dell’appuntamento ha trattato di “dimensione politica e diritti umani”, moderata da dall’onorevole Daniele Capezzone e tenuta dai senatori Anna Cinzia e Lucio Malan. Tra i relatori anche Elisabetta Zamparutti Aurelio, Enrico Vandini, Feisal Al Mohamad eAntonio Stango.
Di seguito pubblichiamo l’intervento dell’ambasciatore Giulio Terzi di Sant’Agata.
L’obiettivo che ci siamo posti nell’organizzare questo approfondimento, è quello di fornire a un pubblico qualificato, a operatori economici e al mondo dell’informazione, opportuni elementi di valutazione su aspetti di fondamentale importanza nei rapporti con l’Iran che da un anno a questa parte vengono completamenti tenuti nell’oscurità mediatica e fuori dall’agenda del Governo italiano, nonostante i grandi sforzi che molti di noi stanno facendo da mesi per invitare alla massima prudenza soprattutto gli operatori economici. Quanto fosse opportuno un richiamo alla prudenza, che non ha sino ad ora trovato alcun riscontro nell’impulso incondizionato che le nostre Autorità continuano a dare e alle assicurazioni assai poco fondate che vengono fornite alle imprese per quanto riguarda il “rischio Iran”, lo dimostra il radicale mutamento di quadro geopolitico che si sta verificando dopo l’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca e la conferma, in particolare nelle nomine ai vertici della sicurezza nazionale americana, di personalità che hanno da tempo manifestato il loro forte convincimento che sull’Iran deve essere un radicale cambiamento di rotta da parte degli Stati Uniti e dei Paesi Occidentali.
Questo cambiamento non sorprende certamente quanti in buona fede e con onestà intellettuale avevano predetto da mesi che dopo l’8 novembre le cose sarebbero cambiate. Anche se avesse vinto Hillary Clinton, come aveva auspicato il Presidente Renzi nella sua visita a Washington, la posizione americana sull’Iran non avrebbe probabilmente ricalcato, secondo gli osservatori più accreditati, la linea esatta della Presidenza Obama.
Abbiamo ritenuto quindi fosse dovere di quanti da tempo esprimono preoccupazione per una evidente mancanza di prudenza di informazione sul rischio Iran, proporre un convegno proprio nelle ore in cui, non lontano da qui, si sta sviluppando invece ad opera della Fiera di Roma, con la presenza del Ministro dello Sviluppo Economico, una narrativa completamente diversa e strabica rispetto a quanto sta accadendo fuori dai nostri confini. L’evento promozionale dedicato dalla Fiera di Roma all’Iran con la partecipazione di diverse imprese e di Banche italiane mette completamente in ombra i gravi rischi nei quali il mondo imprenditoriale e bancario può incorrere, perdendo quote sul mercato globale, se si continua a guardare all’Iran come a un Eldorado nel quale si possono realizzare affari lucrosi nell’immediato a tutto scapito però della posizione di mercato a più lungo termine.
In estrema sintesi si deve dare prioritaria attenzione a quattro pesanti incognite, che dovrebbero invece essere determinanti per le scelte aziendali, ma che non risulta siano neppur lontanamente evocati nell’agenda dei dibattiti alla Fiera di Roma:
- Black list FATF: lo scorso giugno la Financial Action Task Force ha annunciato la propria decisione di mantenere l’Iran nella lista nera dei Paesi che preoccupano per transazioni finanziarie illecite e finanziamento del terrorismo internazionale;
- Banking Risk: mentre le istituzioni finanziarie iraniane restano escluse dal sistema finanziario statunitense, il rischio di sanzioni finanziarie e multe per le violazioni da parte di Banche internazionali si aggrava. E’ da ricordare che dal 2009 le Banche internazionali sono state oggetto di 15 miliardi di dollari di multe per violazione delle sanzioni americane contro l’Iran anche per casi riguardanti il non voluto coinvolgimento nel riciclaggio di denaro originato dall’Iran;
- Rischio di reintroduzione delle sanzioni economiche: il mutato clima a Washington e le valutazioni della AIEA (Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica), su recenti comportamenti iraniani che configurerebbero violazioni dell’Accordo nucleare nella produzione di acqua pesante, possono riflettersi direttamente sul rischio Iran per le imprese straniere;
- Rischio Pasdaran-Islamic Revolutionary Guard Corps (IRGC): le società che operano in Iran rischiano di essere coinvolte in affari con società di comodo appartenenti alla IRGC, un’organizzazione sanzionata come terrorista dalla legislazione americana e da norme internazionali.
Prima di dare la parola ai tre autorevoli relatori del primo panel, che intende approfondire gli aspetti economici e geopolitici dell’attuale situazione iraniana, soprattutto in una prospettiva di un’analisi costi-benefici dei rapporti tra Italia e Iran, desidero segnalare il sostegno fornito a questo convegno da United Against Nuclear Iran (UANI), un Gruppo non-profit, non partitico e di advocacy che si propone di assicurare che l’Iran non raggiunga l’obiettivo di dotarsi di armi nucleari.
Il Gruppo riunisce nel suo Advisor Board personalità americane ed europee che hanno fatto rivestito incarichi di alta responsabilità, soprattutto nel campo della sicurezza internazionale, nei Governi di diversi Paesi Occidentali. È stato fondato nel 2008 dall’ambasciatore Mark D. Wallace, dall’ambasciatore Richard Holbrooke, dall’ex direttore della CIA Jim Woolsey, e dall’ex inviato speciale dell’amministrazione Obama per il Medio-Oriente, Dennis Ross.
Vorrei ricordare che il 21 settembre i senatori Lucio Malan, Luigi Campagna e l’on. Daniele Capezzone avevano partecipato con me ad una Conferenza Stampa alla Camera dei Deputati per esprimere forte preoccupazione sulla totale assenza di considerazione per dati rilevanti negativi nei comportamenti iraniani che stanno emergendo da tempo nelle posizioni e nelle iniziative promosse dal Governo italiano. Si era sottolineato come la preoccupante conflittualità che colpisce in misura crescente una regione vitale per la sicurezza e gli interessi nazionali dell’Italia, e le diverse forme di terrorismo e di Jihadismo sia di matrice sunnita che sciita, pongono l’Iran al centro di un quadro estremamente complesso che si auspicava potesse evolvere positivamente dopo l’entrata in vigore dell’accordo nucleare “JCPOA – Joint Comprehensive Plan of Action“.
Purtroppo la conclusione del JCPOA non ha modificato in alcun modo, contrariamente alle aspettative del Governo italiano, l’atteggiamento dell’Iran sulle questioni più rilevanti per la stabilità regionale e la sicurezza occidentale. Per diversi aspetti, si è invece manifestata una crescente aggressività degli interventi iraniani, radicalizzando anche attraverso il ruolo di attori “proxy” di Teheran i conflitti in Siria, Iraq, Yemen, in chiave di preminenza sciita. La propaganda antisemita, gli appelli alla distruzione dello Stato di Israele, le provocazioni nei confronti dei valori occidentali sono proseguite ai massimi livelli nella Repubblica Islamica dell’Iran. Il sostegno a organizzazioni terroristiche è apparsa così evidente da indurre ancora una volta lo scorso luglio, il Dipartimento di Stato americano a inserire ancora l’Iran, nonostante gli sforzi di Washington nel voler considerare l’Iran partner affidabile, tra i principali Paesi sponsor del terrorismo internazionale.
L’attuazione da parte iraniana dell’accordo nucleare viene rimessa in discussione dai numerosi test missilistici che l’Iran continua a effettuare nonostante siano vietati da risoluzioni del Consiglio di Sicurezza. Per quanto riguarda le inadempienze iraniane degli impegni assunti con la ratifica di convenzioni e trattati riguardanti i Diritti Umani, la situazione nel paese si è ulteriormente aggravata durante la Presidenza Rouhani. I più recenti rapporti del Segretario Generale delle Nazioni Unite certificano la gravità delle violazioni iraniane. In rapporto alla popolazione, si tratta del Paese con il più alto numero assoluto di esecuzioni capitali, incluse quelle di minori e di oppositori politici. Molto sanguinaria è stata sin dagli anni ’80 la repressione degli oppositori politici, con numerose uccisioni perpetrate ancora negli ultimi anni In Iran, in Iraq e in altri Paesi.