Il quotidiano Mf/Milano Finanza lo ha definito “il nuovo Eldorado italiano”, ma c’è chi opterebbe volentieri per una definizione diversa e molto meno lusinghiera.
Articolo di Andrea Picardi per formiche.net
Con la fine delle sanzioni internazionali l’Iran sta diventando per l’Italia un partner sempre più strategico, dal punto di vista economico e non solo. Ma secondo alcuni esponenti politici, analisti e osservatori questo stato di fatto non tiene conto dei tanti elementi che dovrebbero, invece, spingere il nostro Paese a marcare una distanza dal regime degli Ayatollah.
LA LETTERA
Una convinzione che alcuni parlamentari hanno messo nero su bianco con una lettera inviata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al premier Matteo Renzi e al ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. Nel documento – siglato, tra gli altri, dai conservatori e riformisti Daniele Capezzone e Luigi Compagna, nonché da Lucio Malan di Forza Italia e Roberto Calderoli della Lega Nord – vengono messe in evidenza le ragioni per cui l’Italia – ad avviso dei firmatari – dovrebbe evitare di stringere relazioni troppo amichevoli con l’Iran. “Il mondo degli analisti internazionali è sempre più preoccupato per il tipo di rapporti che stiamo stringendo con Hassan Rohani e il suo governo“, commenta l’ex ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant’Agata che dell’iniziativa è uno principali promotori.
IL PERCHE’ DELL’INIZIATIVA
Ma quali sono i motivi alla base di queste crescenti preoccupazioni? Recita testualmente la lettera: “La propaganda antisemita, gli appelli alla distruzione dello Stato di Israele, le provocazioni nei confronti dei valori occidentali sono proseguite ai massimi livelli “. A ciò si aggiunga il sostegno alle organizzazioni terroristiche che l’Iran continuerebbe a dare nonostante gli accordi sul nucleare siglati a Ginevra nel 2015. Quella firma aveva fatto sperare che qualcosa potesse iniziare a cambiare nell’atteggiamento di Teheran verso l’Occidente e i suoi valori, ma ciò – accusano gli autori della lettera – non è accaduto: “Il sostegno a organizzazioni terroristiche appare così evidente da indurre il Dipartimento di Stato americano a inserire ancora l’Iran, nonostante gli sforzi di Washington nel voler considerarlo partner affidabile, tra i principali Paesi sponsor del terrorismo internazionale“. Ma non finisce qui perché – malgrado Ginevra e le successive risoluzioni del Consiglio di Sicurezza Onu – i test missilistici non si sarebbero affatto fermati negli ultimi mesi. “Non possiamo poi dimenticare le violazioni dei diritti umani che anche sotto Rouhani sono sistematiche“, aggiunge l’ex ministro Terzi.
LE SCELTE DEL GOVERNO ITALIANO
“Siamo estremamente preoccupati dalla totale assenza di considerazione di questi dati così rilevanti e negativi nei comportamenti iraniani che emerge nelle posizioni espresse e nelle iniziative promosse dal Governo italiano“, affermano gli estensori della lettera. Non c’è dubbio, d’altronde, che dal disgelo in poi Renzi e Rohani abbiano cercato di rendere sempre più stretti i rapporti economici e diplomatici tra i due Paesi. Tre gli incontri bilaterali di cui i due presidenti sono stati protagonisti nel solo 2016: l’ultimo in questi giorni a New York a margine dell’Assemblea Generale dell’Onu. Ad aprile, invece, il premier italiano si era recato personalmente a Teheran per un viaggio istituzionale di due giorni, mentre qualche mese prima – a gennaio – era stato Rohani a visitare Roma e l’Italia con il celebre episodio delle statue di nudo dei Musei Capitolini coperte per non urtarne la sensibilità.
LE CRITICHE
“E’ possibile incartare delle statue, ma non è possibile incartare i nostri principi e le nostre coscienze“, spiega Capezzone, che poi ha aggiunto: “Nei giorni pari affermiamo la nostra amicizia a Israele, ma in quelli dispari facciamo accordi con chi ne vuole la distruzione. E’ ora di scegliere“. Lo stesso Capezzone ha presentato nei giorni scorsi alla Camera un’interrogazione a Gentiloni e al ministro della Difesa Roberta Pinotti: nell’atto il deputato dei Conservatori e Riformisti ha chiesto conferme in merito alla notizia di un viaggio effettuato in Iran da una delegazione della Marina Militare Italiana. “Quali sono gli scopi di questa missione?“, chiede Capezzone al governo, mentre nella lettera si rincara la dose: “Si sta avviando un rapporto di dialogo e collaborazione anche in campo militare“.
LE RELAZIONI ECONOMICHE
Che però l’Iran possa rappresentare un’importante occasione per le imprese italiane, lo confermano i numeri di questi ultimi anni. Scrive Francesco Colamartino nel suo articolo per Milano Finanza che “nel 2015 l’Italia ha esportato nel Paese beni per 1,2 miliardi di euro, in aumento del 4,8% rispetto al 2014 e con la prospettiva di arrivare a 2 miliardi nel 2019“. Ammonta, invece, a 20 miliardi di euro il valore degli accordi che le nostre aziende hanno siglato con Teheran grazie alle ultime missioni internazionali in Iran. I settori che più potrebbero beneficiarne sono l’oil&gas, il minerario, il siderurgico, chimico, la meccanica e, soprattutto, l’edilizia visto il piano di ammodernamento infrastrutturale da 25 miliardi che Rohani si prepara a varare, al quale contribuiranno in modo non irrilevante le imprese italiane. Non è oro tutto ciò che luccica però. Secondo i firmatari della lettera, infatti, “le iniziative imprenditoriali incoraggiate dal governo presentano elementi di rischio che non sembrano neppur marginalmente considerati dalle istanze pubbliche, a livello centrale, regionale e locale“. Spiega, ad esempio, Lucio Malan come nessuno possa garantire “che tra qualche mese non venga introdotto contro l’Iran un nuovo embargo“. Le circostanze lo potrebbero giustificare – argomenta – e in quel caso le conseguenze economiche e reputazionali per il sistema Paese sarebbero molto pesanti.