di Giulio Terzi di Sant’Agata, Daniele Capezzone, Roberto Calderoli, Luigi Compagna, Lucio Malan (pubblicata su “L”Intraprendente”)
l Governo italiano dichiara amicizia per Israele, ma poi civetta con chi vuole distruggere Gerusalemme. Dichiara preoccupazione per il terrorismo, ma poi stringe legami con il Paese tuttora considerato dal Dipartimento di Stato Usa il principale Stato-sponsor del terrore. Parla di diritti umani, ma poi non si fa problemi a camminare fianco a fianco con il Paese campione mondiale della pena di morte, della segregazione delle donne, della persecuzione degli omosessuali, della negazione dei diritti di oppositori e dissidenti. Nei giorni scorsi, l’onorevole Capezzone ha presentato un’interrogazione ai Ministri degli Esteri e della Difesa sulla cooperazione politica e militare tra Roma e Teheran. Ieri, alla Camera, è stato reso noto il testo della lettera aperta che l’ambasciatore Giulio Terzi, Daniele Capezzone, e i senatori Roberto Calderoli, Luigi Compagna e Lucio Malan, hanno indirizzato al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio, al Ministro degli Esteri. Di seguito la pubblichiamo integralmente.
La preoccupante conflittualità che colpisce in misura crescente una regione vitale per la sicurezza e gli interessi nazionali dell’Italia, e le diverse forme di terrorismo e di Jihadismo sia di matrice sunnita che sciita, pongono l’Iran al centro di un quadro estremamente complesso che si auspicava potesse evolvere positivamente dopo l’entrata in vigore dell’accordo nucleare “JCPOA – Joint Comprehensive Plan of Action”. In tale prospettiva il Governo italiano sta intensificando ad ogni livello i rapporti con Teheran, dando forte impulso alle iniziative economiche nel mercato iraniano. Purtroppo la conclusione del JCPOA non ha modificato in alcun modo, contrariamente alle aspettative di molti governi, l’atteggiamento dell’Iran sulle questioni più rilevanti per la stabilità regionale e la sicurezza occidentale. Per diversi aspetti, si è invece manifestata una crescente aggressività degli interventi iraniani, radicalizzando anche attraverso il ruolo di attori “proxy” di Teheran i conflitti in Siria, Iraq, Yemen,in chiave di preminenza sciita.
La propaganda antisemita, gli appelli alla distruzione dello Stato di Israele, le provocazioni nei confronti dei valori occidentali sono proseguite ai massimi livelli nella Repubblica Islamica dell’Iran. Il sostegno a organizzazioni terroristiche appare così evidente da indurre il Dipartimento di Stato americano a inserire ancora l’Iran, nonostante gli sforzi di Washington nel voler considerare l’Iran partner affidabile, tra i principali Paesi sponsor del terrorismo internazionale. La corretta attuazione da parte iraniana dell’accordo nucleare viene rimessa in discussione dai numerosi test missilistici che l’Iran continua a effettuare nonostante siano vietati da risoluzioni del Consiglio di Sicurezza. Per quanto riguarda le inadempienze iraniane degli impegni assunti con la ratifica di convenzioni e trattati riguardanti i Diritti umani, la situazione nel paese si è ulteriormente aggravata durante la Presidenza Rouhani. I più recenti rapporti del Segretario Generale delle Nazioni Unite certificano la gravità delle violazioni iraniane. In rapporto alla popolazione, si tratta del Paese con il più alto numero assoluto di esecuzioni capitali, incluse quelle di minori e di oppositori politici. Molto sanguinaria è stata sin dagli anni ’80 la repressione degli oppositori politici, con numerose uccisioni perpetrate ancora negli ultimi anni In Iran, in Iraq e in altri Paesi.
Siamo estremamente preoccupati dalla totale assenza di considerazione di questi dati così rilevanti e negativi nei comportamenti iraniani che emerge nelle posizioni espresse e nelle iniziative promosse dal Governo italiano. Per altro risulta che, rappresentanti della Marina Militare italiana hanno effettuato una visita di cinque giorni in Iran avviando un rapporto di dialogo e collaborazione in campo militare da cui è seguito l’annuncio, da parte degli organi di stampa iraniani, di un invito rivolto ad alcune unità navali di Teheran a raggiungere le acque italiane. È doveroso per parte nostra un richiamo all’inopportunità diproseguire su questa strada. Ne soffrono la credibilità del nostro Paese e il suo ruolo nel sostenere nel mondo i diritti umani e le libertà fondamentali. Per di più, le iniziative imprenditoriali incoraggiate dal Governo presentano elementi di rischio che non sembrano neppur marginalmente considerati dalle istanze pubbliche, a livello centrale, regionale e locale; uno scenario davvero preoccupante che richiede un attenzione particolare su ulteriori delicate questioni quali:
– il controllo di ampi settori dell’economia iraniana da parte del “Corpo delle Guardie della rivoluzione islamica”, annoverata nelle liste internazionali delle organizzazioni terroristiche. Operazioni commerciali “inconsapevoli”, possono esporre le aziende che vogliano intraprendere rapporti commerciali con l’Iran, ad un complesso mosaico di misure e norme sanzionatorie, nonché compromettere le opportunità di profitti in altri Paesi della regione, che sono minacciati dalle attività di aggressione e destabilizzazione dei Pasdaran;
– l’intero settore finanziario iraniano si presenta ancora con un altissimo rischio di riciclaggio finanziario. Il FATF, ovvero il Financial Action Task Force, che si incarica di combattere il riciclo di denaro e il finanziamento al terrorismo internazionale, ha recentemente lanciato l’allarme sul mancato intervento dello Stato iraniano contro il rischio di finanziamento alle attività terroristiche, e sulla seria minaccia che questo rappresenta per l’integrità del sistema finanziario internazionale. Questa circostanza può accrescere per le aziende, il rischio di pesanti penalizzazioni finanziarie;
– l’insieme di queste criticità che vanno a comporre lo scenario iraniano, rappresentano un ulteriore fattore di rischio per gli investitori in termini di reputazione aziendale. In un panorama globale, dove viene prestata sempre più attenzione alla componente “sociale” nel settore economico, condurre affari in un paese che viene considerato da autorevoli osservatori internazionali “campione” nelle esecuzioni capitali (di cui un gran numero condotte pubblicamente); dove il ruolo della donna nella società è pressoché nullo; dove viene perpetrata una repressione sistematica verso gli appartenenti all’universo LGBT; dove i diritti civili e lo stato di diritto vengono sistematicamente violati,rappresenta sicuramente un grosso ostacolo nelle relazioni economiche internazionali.
Il ruolo da protagonista che il nostro Paese ha sempre svolto nell’Unione Europea, in seno alle Nazioni Unite e in tutti i consessi internazionali per una politica estera e di sicurezza che promuova il rispetto dei Diritti Umani, la stabilità e la pace, il contrasto all’antisemitismo e alla radicalizzazione fondamentalista, richiedono un profondo e urgente riesame dell’impostazione complessiva della politica estera dell’Italia nei confronti dell’Iran. Nell’anticipare che promuoveremo iniziative parlamentari e in seno alla società civile per accrescere il livello di consapevolezza delle criticità sopra esposte, teniamo a sottolineare la necessità di una pronta considerazione di quanto precede dalle istanze di Governo.