Si è tenuto il 18 ottobre presso il Senato della Repubblica un appello per la pena di morte in Iran. Numerosi relatori, tra cui l’ambasciatore Giulio Maria Terzi…
Articolo di Loredana Biffo per Caratteriliberi.eu
Si è tenuto il 18 ottobre presso il Senato della Repubblica un appello per la pena di morte in Iran. Numerosi relatori, tra cui l’ambasciatore Giulio Maria Terzi, Antonio Stanco Presidente Lidu (Lega per i diritti umani), Elham Zanjani membro della Commissione delle Donne del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana; gli Onorevoli Elisabetta Zamparutti, Roberto Rampi, Mariano Rabino; i senatori Luigi Compagna, Pietro Liuzzi e Stefania Pezzopane.
Al centro della discussione, la pena di morte in Iran e le numerose violazioni dei diritti umani. Solo nel mese di settembre sono state giustiziate 456 persone e per oggi è prevista l’impiccagione di un minorenne.
L’ambasciatore Giulio Terzi non ha certo lesinato dure critiche al sistema di sostegno che l’Italia attraverso i rapporti economici ha garantito al regime iraniano, attraverso una politica miope e opportunista: “Il massacro di30.000 persone nel 1988 in quella che fu definita “l’estate di sangue di Khomeini”, rappresenta una delle pagine più vergognose della storia dell’umanità e soprattutto il fatto che sia stato scrupolosamente tenuto nascosto nel nostro paese e dall’ONU all’opinione pubblica. Quello iraniano è un regime di tipo nazista e abbiamo lasciato che i suoi aguzzini portino avanti con determinazione le loro azioni criminosi, distruggendo addirittura le fosse comuni sparse per il paese per omettere le prove. I responsabili di questo siedono ai vertici delle istituzioni iraniane.
Il ghota siede al parlamento composto da criminali, come Hibrhim Raisi competitore di Rohuani nella campagna elettorale è stato membro della Commissione della Morte. Con questo regime il governo italiano e quelli europei hanno rapporti d’affari e hanno approvato l’accordo nucleare”.
Il Senatore Luzi ha definito vergognoso il rapporto e l’incontro a Venezia per una collaborazione nel mediterraneo con la marina iraniana. Per otto anni di Obama la politica americana ha avuto come priorità di stabilire buoni rapporti con gli Ayatollah, e quindi di garantire al regime teocratico iraniano il “diritto al nucleare e all’antisemitismo”. Da qualche settimana questo messaggio sta cambiando e non è più così scontato questo diritto. E’ altresì sconcertante che la Mogherini faccia finta di nulla, come se niente dovesse cambiare; in particolare di ponti d’oro costruiti per fare affari con l’Iran, di statue velate e onoreficenze al regime.
Elham Zanjani, membro della Commissione delle Donne delle donne dirigenti del Consiglio Nazionale della Resistenza iraniana, ha voluto ricordare nel suo intervento le sorelle che sono finite nelle carceri del regime per la loro lotta in prima linea contro quella che è un’enorme prigione per tutto il popolo dell’Iran. centoventimila membri sono stati giustiziati per la loro opposizione e il 30% erano donne.
In nessuna parte del mondo le donne sono state giustiziate e torturate in così grande numero come in Iran. Fatemeh Mesabahaveva solo 13 anni all’epoca della sua esecuzione; il regime esegue lapidazioni e impiccagioni anche su donne incisnte, come Soraya Abolfathi. L’Iran è un paese dove le esecuzioni sono finalizzate a reprimere il dissenso e la rivolta, dove la maggioranza della popolazione vive sotto la soglia di povertà ed è privo di qualsiasi libertà di espressione perchè i media sono tutti emanazione del regime.
Sotto la presidenza di Rouhani che l’Occidente considera moderato, sono state giustiziate 3200 persone, questo secondo le stime ufficiali, ma sono certamente in numero maggiore. Le donne sono le vittime principali del regime che ha tolto loro ogni tipo di diritto. In media 2000 donne vengono arrestate ogni giorno per non aver osservato il dress code obbligatorio, dalle 26 agenzie di polizia incaricate di controllare cosa indossano le donne in pubblico. Solo a Teheran 7000 agenti in borghese sono incaricati del monitoraggio l’osservanza dell’essere “ben velate”.
Le donne anche quando sono in carcere, nonostante le efferate torture, portano avanti con determinazione la loro lotta con grande determinazione.
Mariam Rajavi (foto) la Presidente della Resistenza Iraniana ha lanciato un appello per esortare il Govenro italiano a formare una commissione d’inchiesta sul massacro del 1988 per assicurare alla giustizia i carnefici che sono gli stessi che oggi siedono al Governo iraniano, e a riconoscere il massacro come un crimine contro l’umanità, perpetrato dagli Ayatollah che perseguono con grande determinazione la rincorsa agli armamenti nucleari, indisturbati dalla politica di Obama e dall’accordo 5+1 nonostante abbiano sempre dichiarato apertamente di voler la distruzione di Israele e abbiano la responsabilità dell’esportazione del terrorismo.