DOSSIER MIGRANTI: IN PRIGIONE (NOI!) SENZA PASSARE DAL VIA… Chi di Voi da ragazzo si è cimentato nel celebre gioco da tavolo “Monopoli”, che fece letteralmente la fortuna della casa editrice Hasrbo che lo produceva? Ebbene, non c’era niente di più frustrante che finire in prigione “senza passare dal Via”, saltando tutte le stazioni senza guadagnare nulla, e rimanendo bloccati per due giri. Strette analogie con le sensazioni provate nel Gioco dell’Oca, dove per ogni passo in avanti se ne fanno tre indietro: ma qui le #oche – perdonatemi la provocazione – sembriamo noi: dopo l’ennesimo fallimento del nostro Governo al vertice di Tallin, con un fronte comune da parte di tutti i Paesi europei UE, contrari l’apertura di nuovi porti per sgravare almeno parzialmente l’Italia dall’insostenibile pressione generata dai flussi di migranti che – ancor più d’estate – si riversano sulle nostre coste, la frustrazione è davvero enorme. Recentemente, a Palermo, durante il Convegno per i 60 Anni dell’Unione Europea organizzato dall’Università LUMSA e dalla Fondazione Adenauer, al quale sono stato invitato come relatore, abbiamo potuto ascoltare un’accorata perorazione – dai toni emotivamente coinvolgenti e altamente ideali – del Sindaco di Palermo Leoluca Orlando, sull’esempio dato dalla Città di Palermo nell’accoglienza incondizionata a tutti i migranti, per qualsiasi motivo e considerazione essi decidano di recarsi in Sicilia. Il Sindaco ha insistito molto sul diritto inalienabile di ogni essere umano di poter vivere, crescere, lavorare, e assicurarsi un’esistenza sicura in qualsiasi parte del mondo egli desideri. Se non si è liberi di stabilire il luogo della propria nascita, la propria condizione economica e sociale di appartenenza, la propria famiglia di origine, individui e popoli devono perlomeno essere liberi di poter scegliere dove vivere sul Pianeta Terra, al di là di confini e barriere che delimitano la sovranità degli Stati, superati dalla realtà di un mondo globale, mobile e interconnesso nel quale oggi viviamo, confini che – secondo l’impostazione enfatizzata nel discorso del Sindaco – rappresentano un elemento antistorico e negativo. Si tratta di un’impostazione – quella di Orlando – che era stata in buona parte adottata due anni fa dalla Carta sulla Mobilità Umana Internazionale, incentrata sull’esigenza di vedere la mobilità umana al difuori di logiche “emergenziali”, e come una risorsa da valorizzare e da rendere completamente libera. Principi e visioni certamente di forte valore etico, lo riconosco, e – al netto delle valutazioni che ognuno potrà liberamente dare di questo “manifesto” – è certamente vero che la società italiana è stata da sempre, storicamente, una grande espressione di ” meticciato”, un valore grandissimo, questo, per il nostro Paese: una contaminazione di culture, saperi e razze che hanno fatto grande l’Italia nei secoli. Ma è possibile eliminare totalmente dall’equazione qualsiasi accenno al tema della sostenibilità sociale, economica, politica e di sicurezza dei flussi migratori stessi, che dovremmo continuare ad accogliere incondizionatamente, incoraggiandoli anzi con continue pubbliche dichiarazioni e sollecitazioni…? A sud del Mediterraneo c’è una realtà instabile e in esponenziale aumento, un vero e proprio “vulcano demografico” di cui dovremmo tutti vedere i chiari segnali per quanto ci attende: i rapporti dell’ONU ci dicono da anni che le popolazioni sub- sahariane, dal Mali al Corno d’Africa, cresceranno nei prossimi 35/40 anni di 4/500 milioni, in regioni sempre più colpite da siccità, disastri climatici, radicalizzazione e tensioni sociali, dove la fertilità è la più alta al mondo (5/6 figli per ogni donna), la crescita economica è nettamente inferiore a quella delle altre regioni africane, e dove il “neocolonialismo cinese” – com’è stato definito da un altro dei panelist al convegno al quale ho partecipato – sottrae risorse e terre (il fenomeno del “land grabbing”, che spopola villaggi, generando i flussi migratori) e dove infine la corruzione e l’accaparramento di risorse da parte delle élites al potere è cosa quotidiana. Parlare soltanto di accoglienza, e incoraggiare pubblicamente, insistentemente e incondizionatamente le migrazioni verso l’Italia e l’Europa, mi sembra quindi politicamente discutibile e a tratti pericoloso, nei suoi effetti: i diritti umani devono essere sempre tutelati, e in primis la vita di chi è perseguitato nel proprio paese, ma sappiamo benissimo che si tratta di un’esigua minoranza degli immigrati che si mettono in viaggio per varcare quei confini nazionali che vengono invece fatti scrupolosamente e rigidamente rispettare a tutti gli stranieri muniti di Passaporto e di Visto e che invece sono fatti varcare liberamente, sulle nostre navi, in collaborazione a quelle delle varie ONG coinvolte nel soccorso, con crescenti rischi per la sicurezza nazionale. E poi c’è il business: da ormai troppo tempo un’ombra nera grava sulla grande questione delle migrazioni, assai più in Italia che nel resto d’Europa. Il processo per Mafia Capitale con le 46 richieste di pesanti condanne avanzata dalla Procura di Roma, e gli elementi oggettivi e copiosi che sono da tempo di pubblico dominio, dovrebbero aver finalmente aperto gli occhi a quanti ancora credono i certi “immacolati idealismi”, che si traducono in concreti “segnali” che diamo ai trafficanti, ai profittatori e alle tante donne e uomini disperati purtroppo coinvolti in questi traffici criminali. Un rischio, questo, che un’intera classe politica e culturale dell’Italia continua a voler irresponsabilmente negare e spazzare via dal radar dell’opinione pubblica. DITE LA VOSTRA, e nel frattempo…BUON WEEKEND! ☺
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