Convegno internazionale su sicurezza alimentare, qualità del cibo, corretta alimentazione, migliore gestione degli sprechi
Roma, 15 ottobre 2012, Ara Pacis
Ministro Balduzzi,
Direttore Generale Graziano da Silva,
Presidente Nwanze,
Direttore Esecutivo Cousin,
Direttore Generale Frison,
Norberto Bobbio sosteneva che la storia si ripete e si ripetono anche le riflessioni che gli uomini fanno sulla loro storia. Malgrado i notevoli sforzi e anche i successi della comunità internazionale, il recente rapporto su Lo stato dell’insicurezza alimentare nel mondo, pubblicato da FAO, IFAD e PAM, indica che sono ancora 870 milioni le persone che soffrono la fame: le crisi alimentari continuano a ripetersi con tragica frequenza e l’umanità continua a chiedersi cosa fare per risolverle.
Finché esisterà un solo popolo affamato, esisterà il dovere morale, politico ed economico della comunità internazionale di contrastare tale tragedia. La rapida crescita economica di alcuni Paesi asiatici e africani ha contribuito a ridurre il numero di denutriti nel mondo. Ma non è sufficiente. Occorrono anche nuovi approcci perché, come titola in modo eloquente il libro dell’On. Alberto Michelini, l’alimentazione è la sfida del nuovo millennio e richiede quindi una soluzione politica.
Del resto, un popolo affamato non è mai libero e gli effetti delle emergenze cibo non sono confinati agli epicentri in cui le crisi esplodono: il loro impatto si diffonde come un’onda d’urto in tutto il pianeta, mettendone a repentaglio la sicurezza e la stabilità. La questione è politica, non può essere affrontata con provvedimenti emergenziali, ma deve essere al centro dell’agenda globale.
Per questa ragione, nel 2009, dopo anni di disinteresse, la Presidenza italiana del G8 ha posto il tema della sicurezza alimentare al centro dell’attenzione mondiale con l’Aquila Food Security Initiative (AFSI). Tale iniziativa ha raccolto 22,5 miliardi di dollari e ha creato un meccanismo di 27 paesi donatori e beneficiari e di 15 organismi internazionali. I cinque principi individuati all’Aquila sono stati recepiti dalla FAO al Vertice del 2009 e sono noti come i Rome Principles sulla sicurezza alimentare.
Partendo da questi risultati, occorre elaborare una nuova cultura alimentare capace di fornire al pianeta un equilibrio globale. Il primo obiettivo è eliminare perdite e sprechi, che ammontano a più di un terzo del cibo prodotto. Se riuscissimo a eliminare le perdite e gli scarti, potremmo dare da mangiare, per un anno intero, a 3,5 miliardi di persone, metà dell’attuale popolazione mondiale. Perdite e sprechi si registrano sia nei Paesi a basso e medio reddito, specialmente nelle fasi di semina e raccolto, sia in quelli sviluppati, per lo più nella fase del consumo. Il danno è ancora più grave alla luce del dispendio di risorse e delle emissioni di CO2 necessari per produrre cibo inutilizzato.
Una significativa risposta a tale problematica è la ‘Zero Hunger Challenge’, annunciata dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, durante la Conferenza di Rio+20 di concerto con FAO, IFAD, PAM e Bioversity International. L’iniziativa non si limita a riproporre finalità e strategie già perseguite ma punta a obiettivi universali applicabili sia ai Paesi sviluppati che a quelli in via di sviluppo. L’Italia sostiene la ‘Zero Hunger Challenge’ e intende contribuire a definirne le modalità operative. Un’altra importante iniziativa è la seconda Conferenza internazionale sulla nutrizione, che sarà organizzata a Roma dalla FAO e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2013, ventuno anni dopo la prima.
Poi, ovviamente, ci attendiamo molto anche dall’Expo di Milano. A differenza delle Grandi Esposizioni del passato, che lasciavano costruzioni monumentali a ricordo dell’evento, l’Expo del 2015 punta a creare una rete di ricerca e innovazione per consentire a tutti, anche ai Paesi più poveri, di produrre cibo a sufficienza con un uso sostenibile delle risorse naturali. Non deve essere una celebrazione retorica, ma un’occasione per dare impulso a nuovi approcci, a un nuovo modello di società fondato su due principi assoluti: 1) il cibo è una risorsa di tutti; 2) l’innovazione e lo sviluppo devono essere al servizio dell’uomo e della sostenibilità ambientale.
E’ inoltre evidente che un nuovo equilibrio del pianeta non può prescindere dalla riduzione degli squilibri tra domanda e offerta di beni alimentari. Negli ultimi anni si è registrato un aumento notevole della domanda, anche per effetto dell’accresciuto benessere e delle modifiche delle abitudini di una fascia considerevole della popolazione mondiale, in particolare della nuova classe media dei Paesi emergenti.
Tra Cina e India, quasi due miliardi di persone si sono affacciate negli ultimi anni nel mercato globale: era logico il conseguente, notevole incremento della domanda di prodotti di base. Dato che la popolazione mondiale continuerà a crescere e che nei prossimi decenni, secondo le stime della FAO, anche la domanda di prodotti agricoli sarà destinata ad aumentare di molto, occorre allora agire sul lato dell’offerta per sostenerla ed espanderla.
E’ allora fondamentale contrastare i cambiamenti climatici, prevenire i disastri naturali e assicurare una maggiore attenzione alla tutela del territorio. Ad esempio, è illusorio pensare di poter sfruttare al massimo i terreni agricoli di un Paese per rimpiazzarli, una volta esauriti, con quelli situati in altre parti del mondo. Eppure, le terre arabili dell’Africa sub-sahariana sono sempre più sfruttate in modo estensivo da investitori privi di scrupoli. Il fenomeno del land grabbing è inaccettabile. Svilisce la dignità delle popolazioni locali, determina il progressivo esaurimento delle risorse e causa la riduzione della produzione agricola globale.
Per questo motivo, l’Italia ha sostenuto il complesso negoziato che ha portato lo scorso maggio all’approvazione delle ‘Linee Guida Volontarie sulla gestione del possesso delle terre’ nell’ambito del Comitato per la Sicurezza Alimentare. Continueremo ad adoperarci per una rapida definizione dei ‘Principi sull’investimento responsabile in agricoltura’. Ho anche sollecitato un’approfondita riflessione per avviare nei fori competenti un’azione europea sulla promozione della condizione rurale, specialmente nei Paesi in via di sviluppo. Un tema di tale importanza non si affronta con approcci divisivi. Puntiamo a mobilitare un vasto e coerente consenso della comunità internazionale su una questione che attiene ai diritti umani, ma anche – ancora una volta – alla nostra sicurezza.
Sempre per sostenere l’offerta, è essenziale favorire gli investimenti. Per questa ragione, ho sostenuto con convinzione la New Alliance for Food security and Nutrition, l’iniziativa che i Paesi del G8 hanno avviato a maggio per incentivare gli interventi del settore privato nell’agricoltura africana.
Nuovi approcci sono inoltre necessari per far fronte alle significative trasformazioni registrate negli ultimi anni nel rapporto dell’umanità con il cibo. Oltre al quasi miliardo di persone che soffrono la fame, altri due miliardi sono vittime di malnutrizione: un miliardo che non consuma abbastanza vitamine e minerali e un altro miliardo che assume invece troppe proteine. Il fenomeno è universale in quanto obesità, malattie cardiovascolari e tumori non colpiscono solo i Paesi sviluppati ma – in misura diversa – anche quelli a medio reddito e in via di sviluppo.
Diventano allora fondamentali i contributi della società civile per la diffusione di una cultura alimentare più responsabile. Apprezzo molto il ruolo di ‘Slow Food’ e della sua rete ‘Terra Madre’, che dà voce a coloro che vogliono preservare e promuovere metodi di produzione sostenibili. Condivido in pieno lo slogan di Slow Food, buono, pulito e giusto, dove buono sta per la qualità e il gusto degli alimenti, pulito per i metodi di produzione rispettosi dell’ambiente, e giusto per la dignità e la giusta remunerazione dei produttori e per l’equo prezzo corrisposto dai consumatori.
Nell’ambito delle iniziative della società civile, ricordo anche le attività di ‘Last Minute Market’, lo spin off dell’Università di Bologna. Su iniziativa di Last Minute Market, il Parlamento Europeo ha proposto il 2014 Anno europeo contro gli sprechi alimentari. E vorrei congratularmi con i numerosi Sindaci e con le amministrazioni dell’Associazione Comuni Virtuosi italiani che hanno sottoscritto la Carta Spreco Zero. Il decalogo di buone pratiche di queste municipalità riprende le indicazioni della Risoluzione del Parlamento Europeo su come evitare lo spreco di alimenti.
Tutte queste iniziative indicano che il Governo, le istituzioni e la società civile del nostro Paese sentono forte la responsabilità di unire gli sforzi per aumentare la sicurezza alimentare e per dare alla terra un nuovo equilibrio. Questa è molto più di una responsabilità nazionale. E’ la responsabilità di un Paese, come lo definiva Alcide De Gasperi, che si sente parte integrante dell’umanità. Di un Paese che mette al servizio del mondo il suo impegno e la sua vasta cultura alimentare perché il problema della fame e della malnutrizione un giorno non troppo lontano smetta di ripetersi nella storia delle future generazioni.