Intervento al Convegno sulle Tutele Giuridiche degli Italiani nel Mondo
Tribunale di Torre Annunziata, 10 maggio 2018
Ringrazio vivamente l’Avvocato Sica per il gentile invito. Sono davvero onorato di contribuire a un dibattito con esponenti così autorevoli dell’Ordine Giudiziario e della professione legale che ringrazio.
I) La tutela dei connazionali all’estero.
Il valore delle tutele per i nostri connazionali all’estero sarebbe forse da me avvertito con minore intensità se non mi fosse capitato di affrontare tantissime volte – nel mio percorso professionale e politico – casi difficili da risolvere, e dolorosi da affrontare, che hanno riguardato nostri connazionali all’estero.
Non parlo solo delle emergenze: i sequestri e gli attacchi terroristici. Mi riferisco ugualmente alle detenzioni arbitrarie, ai processi inquinati, alle diffuse situazioni di bisogno, ai contesti nei quali l’arroganza di poteri corrotti e di regimi violenti e totalitari opprimono intere comunità italiane una volta prospere, ora povere e demunite, come avviene oggi nel Venezuela di Maduro.
Talvolta la nostra opinione pubblica reagisce, sollecita e sostiene iniziative di Governo sotto il peso dell’emergenza, del terrorismo, dei flussi migratori, o in casi tragici come quello di Giulio Regeni, o di vicende perfino incomprensibili come quella dei Marò. Ma troppo spesso domina indifferenza e distrazione.
II) La diversità dei casi: tra emergenza e quotidiane necessità di assistenza.
Sono molti i connazionali all’estero che hanno quotidiano bisogno di assistenza e di tutele da parte dello Stato. E non è sufficientemente chiaro quanto la funzione di assistenza e di tutela corrisponda a un preciso interesse nazionale oltre che a un evidente principio di solidarietà umana.
Nel corso degli anni mi è accaduto di occuparmi degli episodi più diversi: connazionali arrestati nei Paesi dove prestavo servizio, persone che si rivolgevano direttamente alla mia Ambasciata, al mio Consolato Generale, o segnalate dal Ministero. Da Ministro mi sono direttamente occupato di oltre trenta sequestri effettuati da gruppi terroristici o criminali ai danni di nostri cooperanti, lavoratori, imprenditori, turisti.
Mi sono confrontato a numerosi casi di assistenza a nostri concittadini detenuti all’estero. Quello di Chico Forti è non solo il più noto, ma anche quello in cui l’ingiustizia subita appare sempre meno tollerabile, e la riparazione sempre più necessaria e urgente. Ce ne stiamo occupando da tempo, insieme ai numerosissimi amici di uno straordinario gruppo di sostegno che coinvolge parlamentari, giuristi, magistrati, personalità politiche. Chico Forti sconta da diciotto anni l’ergastolo in Florida per un omicidio che siamo in moltissimi a essere ragionevolmente convinti non abbia commesso. E’ stato condannato dopo un processo viziato da gravissime irregolarità.
La storia di Chico è stata perfettamente descritta nel libro della criminologa Roberta Bruzzone intitolato “Il grande abbaglio”, un lavoro al quale ha contribuito molto il compianto Presidente Ferdinando Imposimato. Da quando è stato arrestato e condannato in Florida, attorno a Chico si è mossa una grande rete di solidarietà da parte di cittadini indignati per il modo in cui questo nostro connazionale è stato processato: con pesanti irregolarità processuali; documentata impossibilità che egli fosse autore o mandante dell’omicidio attribuitogli; giudizio inficiato da documenti contraffatti; contraddizioni e illogicità manifeste; violazioni di norme sul patrocinio legale; e sull’assistenza consolare stabilita dalla Convenzione di Vienna. Solo una decisa azione politico-diplomatica può riaprire la possibilità di un ritorno di Chico in Italia, nel quadro degli accordi di cooperazione giudiziaria tra Italia e Stati Uniti, nelle more di una doverosa revisione dell’intero processo, o di altro auspicabile provvedimento Presidenziale.
Infine, sono stato a lungo coinvolto, sia durante l’incarico di Ministro che dopo le mie dimissioni, nella questione dei Fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, privati della libertà in India, illegalmente rimandati a New Delhi, con responsabilità anche a livello istituzionale, ampiamente chiarite ma che temo non saranno mai sanzionate.
Ci sono importanti lezioni da apprendere anche dalla vicenda di Roberto Berardi, la sua detenzione in Guinea Equatoriale il senso di terribile abbandono che ha vissuto. Ne parla lui stesso in un bellissimo libro intitolato “Esperanza”. In un altro libro quanto accaduto a Berardi e a molti altri italiani detenuti all’estero è raccontato da Katia Anedda, fondatrice dell’Associazione “Prigionieri del Silenzio”, la Onlus sostenuta da un gruppo di volontari che auspico possa diventare sempre più numeroso, svolge un’azione di grande importanza. L’Associazione è oggi qui rappresentata da una voce di grande esperienza e autorevolezza, quella dell’Avvocato Francesca Carnicelli.
La coerente determinazione di Roberto Berardi nel cercare giustizia è stata alla fine premiata dalla condanna impartita da un tribunale francese al figlio del Presidente Objango- Théodorine Obiango- per la corruzione e il riciclaggio di fondi di cui si era reso responsabile, nei quali voleva coinvolgere Berardi. Il nostro connazionale aveva prontamente denunciato quanto stava avvenendo con la conseguenza di essere arrestato e gettato in un carcere molto più lager che istituto di pena. Un esempio di coraggio, quello di Berardi; misto alla soddisfazione per il contributo dato alla lotta a una corruzione così diffusa da aver impoverito oltre ogni immaginazione uno dei Paesi più ricchi dell’Africa.
Le vicissitudini di Roberto Berardi sono state segnate da errori e disattenzioni che non ci dovevano assolutamente essere.
III) Perché si tratta di una priorità.
Per un Paese come il nostro che ha “internazionalizzato” la dimensione umana ben prima di quella economica dando origine alle grandi emigrazioni dell’Otto e Novecento, per un’Italia che rappresenta un “unicum” di propagazione culturale, di affermazioni ottenute in tutto il mondo da centinaia di migliaia di scienziati, professionisti, imprenditori, operatori culturali, cooperanti, la tutela e l’assistenza ai concittadini all’estero rappresenta la priorità più alta.
Una priorità che dovrebbe essere sentita da tutti: il sostegno agli italiani che lavorano, risiedono, viaggiano all’estero è imposto da fondamentali principi costituzionali e comporta una precisa responsabilità per tutte le Istituzioni. Il soccorso a nostri concittadini all’estero non può restare confinato alla sfera dei servizi che l’Amministrazione dello Stato erogare. Si tratta di una funzione che deve dare contenuto a principi costituzionali: all’affermazione dei diritti umani; allo Stato di Diritto; della legalità e della giustizia. L’Italia deve assicurare il rispetto di questi principi per i suoi cittadini all’estero così come si sforza di garantirli per tutti gli stranieri in Italia.
Dobbiamo far leva su una diversa determinazione per tutelare le nostre aziende, le centinaia di migliaia di connazionali che lavorano, viaggiano, operano all’estero. Un Paese con quattro milioni e novecentomila cittadini stabilmente fuori dai confini e, con altri sessanta milioni di persone di origine italiana, che vede la propria sicurezza, economia, cultura e influenza nel mondo legata a questa straordinaria realtà non può distrarsi quando si devono tutelare i diritti fondamentali dei propri cittadini.
IV) La politica degli italiani all’estero: strutture e risorse.
- Rete consolare. Dal giugno 2013 a oggi sono stati chiusi più di venti uffici Consolari, oltre ad alcune Ambasciate. Sono state così indebolite strutture basilari della rappresentanza del Sistema Paese all’estero. Lo stesso Governo ha recentemente riconosciuto alcuni degli errori commessi.
- Risorse finanziarie per organismi rappresentativi delle comunità all’estero, tutela, assistenza e promozione culturale. L’ultima Legge di Bilancio presentata in Parlamento ha ridotto ulteriormente, in modo ancor più drastico che in passato, i fondi per il capitolo italiani nel mondo e politiche migratorie (Art 4.8 del Documento di Bilancio). Nel 2018 previsti 61.514.605, nel 2019 81.535.916 e nel 2020 soltanto 31.529.935.
- Riduzione del personale addetto ai servizi consolari e all’assistenza ai connazionali.
- Aggravio delle condizioni burocratiche frapposte al riconoscimento della cittadinanza italiana ai discendenti di italiani all’estero.
- Trattamenti fiscali discriminatori per i residenti all’estero.
- Misure di sostegno per la comunità italiana in Venezuela.
- Voto all’estero. La degenerazione applicativa dell’attuale sistema è insostenibile e richiede urgenti e serie misure correttive.
La nuova legge elettorale stabilisce – grazie a un emendamento proposto dall’On. Lupi al Rosatellum appena prima della sua adozione – che anche residenti in Italia potessero candidarsi all’estero: contraddicendo le ragioni etiche, politiche e di diritto alla base della riforma costituzionale che ha introdotto la circoscrizione Estero. Quale rapporto con il territorio sarà possibile con chi può contemporaneamente candidarsi in più di un collegio elettorale in Italia e in una ripartizione estera di cui non conosce le comunità né il territorio né le strutture politiche e sociali del paese in cui si fa eleggere?
Il voto per corrispondenza ha ancora una volta dimostrato di facilitare i brogli, e ancor più che nelle precedenti consultazioni.
Nonostante le tranquillizzanti dichiarazioni fornite dalla Farnesina nelle settimane dopo il voto, e le polemiche innescate da numerosi servizi giornalistici- tra i quali è diventato “ virale” quello delle Iene- non vi è dubbio che il voto all’estero sia stato inficiato da gravissime irregolarità e dall’evidenza di brogli, soprattutto nella fase di predisposizione e invio delle schede, e all’atto dello scrutinio delle stesse nel Centro unificato dei seggi a Castelnuovo di Porto.
Ho avuto modo di constatare personalmente, insieme ai due incaricati che mi accompagnavano, evidenti carenze:
– nei controlli di identità all’ingresso delle auto e dei passeggeri ai varchi esterni del padiglione;
– nella totale assenza di controllo ad alcuni ingressi dell’area riservata ai seggi;
– nella presenza di persone senza alcun lasciapassare che circolavano liberamente tra i seggi durante lo spoglio delle schede senza che esistesse alcuna forma di vigilanza, né alcun richiamo da parte del personale addetto;
– nella giacenza di plichi, casse, buste, schede accumulate alla rinfusa in numerosi spazi senza sorveglianza alcuna.
Dalle segnalazioni pervenute diversi di questi adempimenti sarebbero stati gravemente disattesi.
Pochi giorni dopo il voto il Segretario Generale del Consiglio Generale degli Italiani all’estero ha inviato al Ministro dell’Interno una circostanziata lettera di protesta di cui non conosco ancora il riscontro.
V) Conclusione.
Ci deve essere un salto di qualità nelle politiche che riguardano gli italiani all’estero. Si deve superare lo scarso interesse del mondo politico incoraggiare la rappresentanza politica, la vita associativa, il raccordo tra le comunità italiane nel mondo patronati, entità e gruppi che hanno finalità assistenziali, di promozione della nostra lingua e cultura. Diventano sempre più’ importanti le “reti” di ricercatori, professionisti, uomini di finanza e di impresa. E’ questa “altra Italia” a essere un dinamico fattore di crescita del Paese. Riguarda diversi ambiti: il volontariato, le categorie professionali, in particolare quelle forensi, e le istituzioni dello Stato. Sono centinaia i diplomatici e i funzionari della Farnesina che ogni giorno dimostrano all’estero e al Ministero, una grande motivazione anche nelle situazioni più’ difficili. Ma le politiche, le risorse, e l’attenzione che il Paese riserva al grande tema degli italiani nel mondo vanno rilanciate con assai maggior convinzione di quanto sinora avvenuto.