Articolo di Tommaso Napoli per Italianews del 4 maggio 2016
«Primo risultato significativo conseguito attraverso l’arbitrato internazionale». «Confidiamo come governo in un atteggiamento costruttivo dell’India». «Quando ci siamo resi conto che era l’unica decisione possibile, siamo andati all’arbitrato internazionale». E’ quanto dichiarato dal sottosegretario di Stato Domenico Rossi
Il generale e sottosegretario di Stato del Ministero della Difesa nel Governo Renzi Domenico Rossi, ai microfoni della trasmissione “Il mondo è piccolo”, su Radio Cusano Campus, intervenendo sul caso del marò Salvatore Girone che sarà in Italia durante l’arbitrato secondo la decisione del Tribunale dell’Aja che ha accolto la richiesta italiana, invitando le parti a concordare le modalità del rientro del fuciliere in patria. «E’ il primo risultato significativo – spiega Rossi – conseguito attraverso l’arbitrato internazionale che terminerà nel momento in cui verrà definito a chi spetta la giurisdizione sul caso. La permanenza di Girone in India avrebbe potuto prolungarsi per altri 2-3 anni se non ci fosse stata questa decisione. Questo è un processo che ha già avuto un significativo riconoscimento ad agosto nel momento in cui il Tribunale internazionale del mare ha ordinato all’Italia e all’India di sospendere qualsiasi procedura. Fu un primo passo per indicare che la valenza dell’arbitrato internazionale è al di sopra delle parti». «Prendiamo atto che la decisione sul rientro di Girone avviene in un lasso di tempo relativamente breve. Confidiamo come governo in un atteggiamento costruttivo dell’India anche nelle fasi successive, prima delle quali le condizioni del rientro. Se potevamo farlo prima il ricorso al tribunale internazionale? Ogni governo eredita delle situazioni dai precedenti governi. Questa era una situazione difficile da disciplinare. Per un anno abbiamo provato a fare in modo che la controversa potesse essere definita in altri termini, per eliminare i tempi dell’arbitrato internazionale. Quando ci siamo resi conto che era l’unica decisione possibile, siamo andati all’arbitrato internazionale».
E’ diverso invece il parere dell’ex ministro degli esteri Giulio Terzi, che si dimise proprio a causa del suo dissenso con la posizione dell’allora governo Monti sul caso Marò. «Tengo a sottolineare, che è una grandissima soddisfazione vedere che Girone sta rientrando in Italia. Ma non avrebbe mai dovuto lasciare il suolo nazionale in questi 3 anni, da quando ci fu quella vergognosa decisione il 22 marzo 2013 di rimandarlo in India dopo che il governo, undici giorni prima, aveva deciso di trattenerlo in Italia sino alla decisione arbitrale che era stata avviata in quei giorni. Io dissi di trattenerli e di avviare subito la procedura di arbitrato, non mi ascoltarono». «Monti, Letta e, per un anno anche Renzi dicevano che l’arbitrato non si doveva avviare e bisognava trovare una soluzione d’intesa e di contropartite con l’India. Questo era il clima nel quale si muoveva il mondo politico che sosteneva il governo. Poi dalla scorsa primavera c’è stata una crescente massa di richieste dei più noti internazionalisti italiani nei confronti del governo affinché si avviasse la procedura di arbitrato. Ma per molto tempo si è continuato caparbiamente a non voler avviare la procedura fino al luglio scorso, quando l’India è stata messa alle strette, ha dovuto produrre tutti i documenti pertinenti al caso ed è venuto fuori inequivocabilmente che era tutta una ricostruzione artefatta».