Articolo di Domenico Letizia per l’Opinione delle Libertà del 13 aprile 2016
Matteo Renzi è il primo degli alleati a mettere piede in Iran dopo la fine dell’embargo seguito all’accordo sul nucleare. In occasione della visita istituzionale di Renzi con le massime autorità iraniane, l’organizzazione non governativa “Nessuno tocchi Caino” ha lanciato un appello firmato da prestigiose personalità del mondo della cultura al Premier italiano perché negli incontri coi rappresentanti della Repubblica Islamica affronti la questione dei diritti umani e, in particolare, della pena di morte, “di cui il regime dei mullah è primatista mondiale”.
Una questione, quella dei diritti umani, che è “rimasta coperta da un velo di reticenza durante la recente visita del presidente dell’Iran in Italia dove è chiaramente emerso l’auspicio formale a stabilire regolari relazioni politiche e diplomatiche e, ancor più chiaramente, l’interesse sostanziale a stabilire rapporti più propizi di cooperazione economica e commerciale tra i due Paesi”, sostiene la Ong.
L’appello è stato presentato con una conferenza stampa, presso il Partito Radicale, a cui hanno partecipato Giulio Maria Terzi di Sant’Agata, ex ministro degli Affari Esteri; Sergio D’Elia, segretario di Nessuno tocchi Caino; Elisabetta Zamparutti, tesoriera di Nessuno tocchi Caino e il giornalista Aldo Forbice. “Nessuno tocchi Caino” ricorda che solamente nel 2015 sono state eseguite almeno 977 condanne capitali e sono stati messi a morte almeno quattro minorenni al momento del reato e 16 donne. Non c’è solo la pena di morte, secondo i dettami della Sharia iraniana, ci sono anche torture, amputazioni degli arti, fustigazioni e altre punizioni crudeli, disumane e degradanti come la lapidazione.
“L’Iran ha avuto il tasso di lapidazioni più alto al mondo, ma nessuno sa con certezza quante persone siano state lapidate. In base ad una lista compilata dalla Commissione Diritti Umani del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana, almeno 150 persone sono state lapidate dal 1980 ad oggi”.
L’ambasciatore Giulio Terzi ha soffermato l’attenzione anche sulle continue minacce iraniane allo stato democratico di Israele, ribadendo che le istituzioni della Repubblica sciita continuano a minacciare la cancellazione e distruzione dello stato ebraico. Sergio D’Elia ha rimembrato la battaglia contemporanea del Partito Radicale per la “transizione dalla ragion di stato allo stato di diritto”, attraverso il diritto dei cittadini a conoscere anche quello che avviene in Iran. Nel rapporto della Ong viene sottolineato che il tasso di esecuzioni è nettamente aumentato a partire dal 2013. Almeno 2.214 prigionieri sono stati giustiziati in Iran dall’inizio della presidenza di Rouhani, tra l’inizio di luglio del 2013 e il 31 dicembre 2015.