Altroquotidiano.it del 3 maggio 2016
Dopo l’ordinanza del tribunale costituito presso la Corte permanente di arbitrato dell’Aja, che autorizza il fuciliere di Marina Salvatore Girone a trascorrere in Italia la fase del processo giurisdizionale, il ministro dell’Informazione indiano Arun Jaitley ha ribadito che entrambi i fucilieri sono sotto la tutela della Corte Suprema indiana. Il ministro ha ribadito che sia Girone che Latorre, implicati nella morte di due pescatori, restano sotto la tutela della Corte Indiana.”Ci batteremo per difendere il nostro diritto”, ha detto. Insomma la solita tattica indiana del rinvio non renderà facile l’applicazione dell’ordinanza della Corte dell’Aia. Che, a sua volta, ha lasciato spazio all’ostruzionismo indiano affermando che le modalità di esecuzione dell’ordinanza vanno concordate tra Italia e India.
E’ stato stabilito, infatti, che Salvatore Girone potrà lasciare l’India e risiedere in Italia durante l’arbitrato in accoglimento della richiesta italiana, ma con l’invito ad India e Italia di concordare le modalità del rientro del marò in patria. Il suo compagno d’armi Massimiliano Latorre aveva già ricevuto una proroga della permanenza in Italia per motivi di salute fino a settembre. La Farnesina aveva confermato la notizia con questo comunicato: “La Farnesina informa che il Tribunale arbitrale istituito a L’Aja ha oggi anticipato la propria decisione che il Fuciliere di Marina Salvatore Girone faccia rientro in Italia fino alla conclusione del procedimento arbitrale, avviato dal Governo il 26 giugno 2015. Le condizioni del rientro saranno concordate tra Italia e India”.
Il comunicato così prosegue: “Il governo ha lavorato per sottoporre l’intera vicenda all’arbitrato internazionale e, in questo quadro, riportare a casa i due Fucilieri di Marina. L’ordinanza annunciata apre la strada a questo risultato. Si tratta quindi di una buona notizia per i due Fucilieri, le loro famiglie e per le ragioni sostenute dal governo e dai nostri legali. Il governo conta su un atteggiamento costruttivo dell’India anche nelle fasi successive e di merito della controversia”, prosegue la nota. “La decisione del Tribunale de L’Aja recepisce le considerazioni legali e di ordine umanitario derivanti dalla permanenza di Girone in India da oltre quattro anni e che avrebbe potuto prolungarsi per altri due o tre anni, tenuto conto della prevista durata del procedimento arbitrale. Il governo – sottolinea la Farnesina – avvierà immediatamente le consultazioni con l’India affinché siano in breve tempo definite e concordate le condizioni per dare seguito alla decisione del Tribunale arbitrale. Il governo sottolinea che la decisione odierna del Tribunale relativa alle misure richieste dall’Italia in favore del sergente Girone non influisce sul prosieguo del procedimento arbitrale, che dovrà definire se spetti all’Italia o all’India la giurisdizione sul caso della Enrica Lexie”.
Il papà di Girone è ancora incredulo: “Se la notizia è vera – ha detto all’Ansa – sono strafelice. E’ una notizia meravigliosa. Adesso devo sentire mio figlio e mia nuora per accertare se è vera”.
L’ex ministro degli Esteri, Giulio Terzi: «Proposi il ricorso all’arbitrato 3 anni fa». Intervistato da Radio Cusano Campus, l’ex ministro degli Esteri del governo Monti, Giulio Terzi, ha detto: “E’ una grandissima soddisfazione vedere che Girone potrà rientrare in Italia, ma non avrebbe mai dovuto lasciare il suolo nazionale in questi 3 anni, da quando ci fu quella vergognosa decisione il 22 marzo 2013 di rimandarlo in India dopo che il governo, undici giorni prima, aveva deciso di trattenerlo in Italia sino alla decisione arbitrale che era stata avviata in quei giorni. Io dissi di trattenerli e di avviare subito la procedura di arbitrato, non mi ascoltarono. Monti, Letta e, per un anno, anche Renzi dicevano che l’arbitrato non si doveva avviare e bisognava trovare una soluzione d’intesa e di contropartite con l’India. Questo era il clima nel quale si muoveva il mondo politico che sosteneva il governo. Poi dalla scorsa primavera c’è stata una crescente massa di richieste dei più noti internazionalisti italiani nei confronti del governo affinchè si avviasse la procedura di arbitrato. Ma per molto tempo si è continuato caparbiamente a non voler avviare la procedura fino al luglio scorso, quando l’India è stata messa alle strette, ha dovuto produrre tutti i documenti pertinenti al caso ed è venuto fuori inequivocabilmente che era tutta una ricostruzione artefatta”.